Il Frantoio

Perché la nostra azienda è famigliare

I nostri genitori ci hanno trasmesso l’umiltà e il rispetto della terra.

Già da bambina apprezzavo l’aria della campagna e la soddisfazione della sua coltivazione e dire che Domenico, mio marito, ha respirato il profumo della terra sin dal primo vagito, fortunato a nascere in casa, da genitori che hanno scelto di coltivare i campi e vivere appieno la natura.

La nostra idea è quella di produrre solo ed esclusivamente olio abruzzese, tipico del nostro territorio, senza alcuna manipolazione o alterazione, così come la natura lo offre, con le sue caratteristiche tipiche, nel rispetto di tutte le regole della molitura a freddo.

La raccolta avviene in giornata; poi le olive vengono portate in frantoio dove vengono pesate, defogliate, lavate con acqua corrente, molite immediatamente e l’olio viene estratto a freddo attraverso l’impianto Rapanelli (Urano s.r.l.).

Infine, l’olio viene depositato nei serbatoi, all’interno di un magazzino a temperatura costante e controllata, in attesa del confezionamento.

E poi… un giorno… la natura incontra l’arte!

E’ stato amore a prima vista! Con la ceramica di Castelli: la grinta e la tenacia che ci ha uniti è stata una conseguenza degli avvenimenti degli ultimi anni che hanno colpito gravemente il nostro territorio.

La voglia di rinascita e di rivincita ci ha spronato ad unire le forze in un nuovo progetto: confezionare il nostro olio in bottiglie in ceramica, vere e proprie opere d’arte, dipinte dalla mano dell’artista Evandra De Rosa.

Un pò di Storia

Non è la discendenza che ci rende unici. Il nostro valore aggiunto, che fa di noi un’eccellenza, è l’amore per la terra e tutto ciò che essa ci regala.

L’origine e il nome.

Negli anni 50 una giovane donna di nome Francesca, chiamata da tutti Cecchella, vedova con due figli, entra come coltivatrice diretta alla conduzione della masseria Iacovoni, dove si trova una piccola casa colonica. Nel piano rialzato si vive, mentre nella parte sottostante si mette a dimora il bestiame. Un piccolo terreno circostante confina con il Santuario di San Gabriele dell’Addolorata.

Antonio, figlio di Francesca, custodisce la masseria, ma è Gaudenzio, per gli amici Enzo, il più piccolo dei sette figli, a comprare la masseria e a lavorare con amore la terra, avendo cura di preservare l’oliveto esistente, con il progetto di ripiantarne uno nuovo.

Enzo, durante il corso degli anni, costruisce una stalla per l’allevamento delle mucche, simile ad una villa per via della sua innovativa struttura; costruisce poi il fienile e allarga la casa man mano che la famiglia diventa più numerosa.

 

 

Nel 1998, Enzo decide che per lui è giunto il momento di ritirarsi e lascia la gestione dell’azienda ad Ivana, sua nuora, moglie del suo primogenito Domenico.

L’intera famiglia ha l’idea di trasformare la stalla in qualcosa di più funzionale, ma la morte prematura di Enzo nel 2006 e di sua moglie Maria nel 2010, fa naufragare questo progetto.

Ivana entra così nella conduzione dell’azienda, ma la mancanza di esperienza e l’assenza di Enzo, la trovano demoralizzata.

Nel 2016, con il sostegno del marito e di tutte le persone care che la circondano, Ivana riprende in mano l’idea iniziale con maggior vigore, riuscendo a trasformare la struttura come desidera. Nasce così il Frantoio Villa Enzo che, sin dal nome, omaggia la memoria del caro suocero Enzo.

 

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